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Giovedi, April 25, 2024
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Papa all'Angelus: 'Entriamo nel Regno di Dio attraverso la porta dell'umile servizio' – Vatican News

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A cura dello scrittore dello staff di Vatican News

In occasione della solennità di Cristo Re, nell'ultima domenica dell'anno liturgico, Papa Francesco ha riflettuto sulla parabola che, ha affermato, svela il mistero di Cristo.

Rivolgendosi ai fedeli durante l'Angelus in piazza San Pietro, il Papa ha detto “Egli è l'Alfa e l'Omega, l'inizio e la fine della storia” e ha spiegato che l'odierna liturgia è incentrata sull'“Omega”, cioè sul obiettivo finale. 

“Il senso della storia si comprende tenendo davanti agli occhi il suo culmine: la meta è anche la fine”, ha detto. 

Prendendo spunto dal Vangelo secondo Matteo (25-31) che colloca il discorso di Gesù sul giudizio universale al termine della sua esistenza terrena, il Papa ha osservato che «colui che gli uomini stanno per condannare è, in realtà, il giudice supremo”.

Il Re dell'Universo è pieno di mansuetudine e misericordia

“Nella sua morte e risurrezione, Gesù si manifesterà come il Signore della Storia, il Re dell'Universo, il Giudice di tutti. Ma il paradosso cristiano è che il giudice non è vestito dei temibili ornamenti della regalità, ma è il pastore pieno di mansuetudine e misericordia”, ha detto.

Il Papa ha spiegato che Gesù, in questa parabola del giudizio finale, usa l'immagine di un pastore, richiamando la profezia di Ezechiele che aveva parlato dell'intervento di Dio in favore del suo popolo contro i malvagi pastori di Israele. Erano stati sfruttatori crudeli, disse, preferendo nutrire se stessi piuttosto che il gregge.

Perciò, ha proseguito, «Dio stesso promette di prendersi personalmente cura del suo gregge, difendendolo da ingiustizie e soprusi».

Il Papa ha detto che questa promessa che Dio ha fatto a favore del suo popolo si compie pienamente in Gesù Cristo, che dice di sé: «Io sono il buon pastore» (Gv 10). 

“Nel brano evangelico di oggi, Gesù si identifica non solo con il re-pastore, ma anche con la pecora smarrita, cioè con il più piccolo e bisognoso dei suoi fratelli e sorelle”, ha detto.

Saremo giudicati in base all'amore 'dato o negato'

Anzi, «indica così il criterio del giudizio: sarà fatto in base all'amore concreto dato o negato a queste persone, perché in ciascuna di esse è presente Lui stesso, il giudice».

Citando il brano evangelico, il Papa ha ricordato che Gesù dice «ciò che non avete fatto a uno di questi minimi, non l'avete fatto a me».

«Saremo giudicati sull'amore, non sui sentimenti, no: sulle opere, sulla compassione che diventa vicinanza e aiuto gentile», ha detto.

Alla fine del mondo, ha spiegato Francesco, «il Signore esaminerà il gregge, e lo farà non solo dalla prospettiva del pastore, ma anche dalla prospettiva delle pecore, con le quali si è identificato».

E Lui ci chiederà, ha soggiunto: «Eri un po' pastore come me?». 

Questa, ha sottolineato, è la domanda che oggi il Vangelo pone nel nostro cuore come criterio di giudizio: «Quella volta che stavo attraversando difficoltà, hai potuto perdere un po' di tempo per prenderti cura di me? Con la mia grazia, sei riuscito a uscire un po' da te stesso per capire che avevo bisogno di aiuto? Il tuo cuore si è addolcito davanti alle mie ferite, alla mia solitudine, al mio disagio? 

Questo sarà il criterio con cui Cristo, il Re dell'Universo, che si è fatto agnello per salvarci, ci esaminerà e ci giudicherà, ha detto.

Il Papa ha concluso esortando i fedeli a chiedere alla Vergine Maria che ci insegni a regnare servendo: 

“Impariamo da Lei ad entrare nel Regno di Dio fin da ora attraverso la porta del servizio umile e generoso”.

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