Sono meno efficienti degli umani, ma sufficienti per catturare e mangiare bambù, affermano gli scienziati
I fossili rinvenuti in Cina aiutano gli scienziati a comprendere meglio una delle meraviglie dell'evoluzione: il falso pollice del panda gigante, che aiuta questo orso amante delle verdure ad afferrare e masticare il bambù che costituisce la maggior parte della sua dieta, ha riferito Reuters.
I ricercatori riferiscono di aver trovato vicino alla città di Zhaotun, nella provincia settentrionale dello Yunnan, i fossili di un panda estinto chiamato Ailurarctos, di circa 6 milioni di anni. Questi fossili conservano la più antica prova conosciuta di un dito in più improvvisato. In realtà è un osso del polso notevolmente ingrandito chiamato osso sesamoide radiale.
L'appendice ricorda da vicino il falso pollice dei panda moderni, ma è leggermente più lunga e manca del gancio interno all'estremità che è presente nelle specie esistenti e offre una capacità ancora maggiore di manipolare steli, germogli e radici di bambù durante l'alimentazione.
Il falso pollice è un adattamento evolutivo che integra le cinque dita vere della zampa del panda esistenti.
La zampa dell'orso è priva del pollice caratteristico dell'uomo e di vari primati, che può essere opposto alle altre dita e consentire di afferrare e manipolare gli oggetti. Una funzione simile è svolta dal falso pollice.
"Il falso pollice è usato come un pollice opponibile molto grezzo per afferrare il bambù, un po' come i nostri pollici, tranne per il fatto che si trova sul polso ed è molto più corto degli umani", afferma il paleontologo del Museo di storia naturale della contea di Los Angeles. Xiaoming Wang, autore principale dello studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports.
Gli antichi panda del genere Ailurarctos erano gli antenati evolutivi dei panda moderni. Erano più piccoli, ma con caratteristiche anatomiche che indicavano uno stile di vita simile, inclusa una dieta di bambù.
Il moderno pollice falso del panda presenta alcuni vantaggi rispetto alla versione precedente.
“Il falso dito uncinato fornisce una presa più salda sul bambù e facilita la camminata del panda. Per questo motivo, pensiamo che sia diventato più corto, non più lungo, nei panda moderni", afferma Wang.
La forte presa consente al panda di rompere il cibo in pezzi più rapidamente, spiega lo scienziato.
I ricercatori hanno scoperto per la prima volta un osso dalla zampa di Ailurarctos nel 2010, poi nel 2015 hanno trovato denti e un pollice falso. Questo dà loro un'immagine più chiara dell'animale antico. La più antica prova conosciuta di questa struttura simile a un pollice risale a circa 102,000 - 49,000 anni fa nei fossili della stessa specie di panda che vive oggi.
Il falso pollice consente ai panda di tenere il bambù da mangiare, ma non di ruotare il cibo come consentirebbe un vero pollice.
“Una delle caratteristiche più importanti degli esseri umani e dei primati è l'evoluzione di un pollice in grado di opporsi al resto delle dita per una presa di precisione. Il falso pollice del panda è molto meno efficiente di quello di un essere umano, ma è sufficiente per fornirgli la capacità di afferrarsi per mangiare bambù", ha detto il paleontologo e coautore dello studio Tao Deng dell'Accademia cinese delle scienze di Pechino.
I panda, una delle otto specie di orsi al mondo, un tempo abitavano vasti territori dell'Asia. Ora vivono principalmente nelle foreste temperate nelle montagne del sud-ovest della Cina. Si stima che il loro numero in natura sia inferiore a 2,000.
La dieta dei panda è vegetariana per il 99%, anche se occasionalmente mangiano piccoli animali e carogne. A causa del loro sistema digestivo inefficiente, consumano grandi quantità per soddisfare le loro esigenze nutrizionali: 12-38 kg di bambù, mangiando fino a 14 ore al giorno.
I ricercatori affermano che il pollice falso non era presente in un altro orso strettamente imparentato che visse circa 9 milioni di anni fa.
"Questa è una grande innovazione: trasformare un osso insignificante in un elemento utile per uno scopo specifico", ha affermato Lawrence Flynn, paleobiologo e coautore dello studio dell'Università di Harvard.
