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Giovedi, April 25, 2024
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Dall'insegnamento di San Basilio Magno sullo Spirito Santo

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Il libro di San Basilio “Sullo Spirito Santo”, scritto per Amphilochius, vescovo di Iconium, è di eccezionale importanza per la teologia ortodossa. In questo libro san Basilio polemizza con gli eretici che rifiutano la natura personale dello Spirito Santo. Hanno definito lo Spirito Santo come presenza divina, come dono della grazia di Dio, ma non come soggetto, come Persona della Santissima Trinità, a cui la Chiesa prega e dona gloria. A parte l'evidente allontanamento dalla tradizione liturgica, questa eresia rappresentava anche una forma di subordinazione perché manteneva la disuguaglianza tra le Persone della Santissima Trinità. Nel libro “Sullo Spirito Santo” è interessante la forma in cui san Basilio esprime la sua confutazione: sebbene da tutto ciò che è stato detto consegue chiaramente che lo Spirito Santo è Dio, che non è inferiore nella sua essenza al Padre e il Figlio, questo da nessuna parte non direttamente dichiarato. Questo è un brillante esempio dell'“economia” delle pulizie ecclesiastiche, secondo i principi di cui san Basilio cercava innanzitutto la pace all'interno della Chiesa. (P. John Meyendorff)

Interessanti sono le spiegazioni di san Basilio di alcune usanze legate alla liturgia:

«Ecco perché nella preghiera tutti guardiamo a oriente, ma pochi di noi sanno che così facendo stiamo cercando l'antica patria, il paradiso che Dio ha piantato a oriente (Gen 2). Il primo giorno della settimana preghiamo stando dritti (cioè senza inchinarsi e inginocchiarsi), ma non tutti ne conosciamo il motivo. Perché, non solo come siamo risorti con Cristo e siamo obbligati a cercare quanto sopra, la domenica con il corpo eretto durante la preghiera ricordiamo la grazia che ci è stata data, ma lo facciamo anche perché questo giorno è, ovviamente, un immagine dell'età futura prevista. Perciò, poiché questo giorno è l'inizio dei giorni, Mosè non lo chiama per primo, ma uno. C'era sera, c'era mattina, un giorno (Gen 8), perché questo stesso giorno ritorna molte volte: quindi è insieme il primo e l'ottavo giorno, raffiguranti... quello stato che seguirà nel tempo, ciò che non tramonta mai, il giorno senza fine, immutabile, l'età senza fine e senza età. Per questo la Chiesa insegna in questo giorno ai suoi figli a pregare in piedi, affinché con il richiamo frequente della vita senza fine non dimentichiamo di conoscere il senso di questa giornata. Ma tutta la Pentecoste è un ricordo della risurrezione che ci attende nell'eternità. Perché quel primo e quell'ottavo giorno, moltiplicati sette volte per il numero sette, completano le sette settimane della santa Pentecoste, perché, a partire dal primo giorno della settimana (domenica), termina con esso, dopo un cambio di cinquanta volte tra loro … Perciò essa (Pentecoste) imita l'età a venire con il suo moto circolare, cominciando e finendo con la stessa legge. Durante questa Pentecoste, le regole della Chiesa ci hanno insegnato a stare dritti in preghiera, ricordando a noi stessi che dobbiamo muovere la nostra mente dal presente all'età a venire. Allo stesso tempo, con ogni inginocchiarsi e alzarsi da terra, mostriamo con l'azione che per il peccato siamo caduti sulla terra, e con l'amore del Creatore siamo chiamati al cielo». (“Per lo Spirito Santo”, 1)

Molte diverse testimonianze sulla vita liturgica della Chiesa sono sparse negli scritti di san Basilio. Nella lettera numero 93 parla delle usanze legate al ricevere la comunione. Raccomanda la comunione quotidiana, o il più spesso possibile:

“Ricevo la comunione quattro volte a settimana: nel giorno del Signore (domenica), il mercoledì, il venerdì e il sabato, e anche in altri giorni, se cade la festa di un martire”.

Illustrazione: Icona dei Santi Sette Giovani di Efeso: Massimiliano, Giamblico, Martiniano, Giovanni, Dionisio, Escustodiano (Costantino) e Antonino († c. 250; 408-450) – L'imperatore Decio ordinò che l'ingresso della grotta, in cui si nascondevano dalla persecuzione dei cristiani, fosse ricoperto di pietre. Due dei cortigiani (Teodoro e Rufim) professarono segretamente la fede cristiana e posero davanti alle pietre lastre di piombo su cui scrivevano i nomi dei sette ragazzi sepolti vivi nella grotta. Intanto Dio, secondo i suoi indicibili decreti, ha dato ai ragazzi un sonno mortale e li ha preservati per due secoli interi incorruttibili e immutabili fino al loro risveglio per la sua gloria ea testimonianza che le sue parole di risurrezione sono vere. Il miracoloso risveglio dei ragazzi che si erano addormentati durante la persecuzione di Decio avvenne durante il regno di Teodosio il Giovane.

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