Papa Francesco ha presieduto la Messa di beatificazione di Papa Giovanni Paolo I, ricordando come il suo sorriso comunicasse la bontà del Signore. Ha incoraggiato tutti a imparare dal Signore come amare senza limiti ed essere una Chiesa dal volto felice, sereno e sorridente, che non chiude mai le porte.
Di Thaddeus Jones
Ricordando l'esempio del “papa sorridente”, Giovanni Paolo I, papa Francesco ha presieduto domenica la sua beatificazione in piazza San Pietro. La messa è stata celebrata dal cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, con 25mila fedeli che hanno partecipato in una piazza piovosa e poi soleggiata.
Nella sua omelia, Papa Francesco ha ricordato come nel vangelo di oggi si sente di grandi folle al seguito di Gesù che lancia loro un messaggio stimolante: diventare suo discepolo significa mettere da parte gli attaccamenti terreni, amarlo più della propria famiglia, portare la croce che portiamo nelle nostre vite.
Le folle cercano la speranza
Il Papa ha osservato che questo monito del Signore contrasta con ciò che spesso vediamo nel nostro mondo, dove le folle sono prese dal carisma di un maestro o di un leader, riponendo le loro speranze per il futuro basate sulle emozioni, ma diventano più suscettibili a quelle che invece ne approfittano astutamente, dicendo loro quello che vogliono sentire per il proprio profitto, gloria o potere, approfittando delle paure e dei bisogni della società.
Lo stile di Dio è diverso
Il Papa ha spiegato che la via di Dio è diversa, perché non sfrutta i nostri bisogni o vulnerabilità, né offre facili promesse e favori. Al Signore non interessano le grandi folle, né cercano approvazione, ha proseguito il Papa, sottolineando che il Signore appare più preoccupato per coloro che seguono con facile entusiasmo ma senza una comprensione più profonda di ciò che è necessario.
Molti tra le folle raccontate nel Vangelo speravano che Gesù diventasse il loro capo e li liberasse dai loro nemici, ha osservato il Papa, qualcuno che potesse facilmente risolvere tutti i loro problemi. Questa attenzione mondana solo ai propri bisogni, di acquisire prestigio e status, potere e privilegio, ha bisogno di essere sfidata, ha sottolineato, poiché "questo non è lo stile di Gesù ... e non può essere lo stile dei suoi discepoli e della sua Chiesa".
Portare la propria croce
Il Signore ci chiede un atteggiamento diverso, ha detto il Papa, vuole che i suoi discepoli non preferiscano altro che questo amore, anche agli affetti più profondi e ai tesori più grandi.
Amore senza misura
Impegnarsi come discepolo di Gesù significa guardare al Signore più che a noi stessi, imparare ad amare dal Crocifisso, «l'amore che si dona fino alla fine, senza misura e senza limiti».
Quando guardiamo al Signore crocifisso, ha proseguito il Papa, siamo chiamati a superare l'attenzione su noi stessi, ad amare Dio e gli altri ovunque, anche quelli che vedono le cose in modo diverso, anche i nostri nemici.
L'amore richiede sacrificio
Amare può comportare «sacrificio, silenzio, incomprensione, solitudine, resistenza e persecuzione», ha sottolineato il Papa, e invita a rischiare, a non accontentarci mai, altrimenti possiamo vivere la vita «a metà», senza fare i passi decisivi necessari per essere discepoli del Signore, impegnandoci veramente con Lui e aiutando gli altri.
Ama senza compromessi
Richiamando l'esempio del Beato Giovanni Paolo I, Papa Francesco ha ricordato come il nuovo Beato ha vissuto la gioia del Vangelo, «senza compromessi, amando fino alla fine». Non cercò la propria gloria, ma visse come un “pastore mite e umile”.
In conclusione, il Papa ci ha incoraggiato a chiedere al Beato Giovanni Paolo I di aiutarci ad ottenere dal Signore «il sorriso dell'anima» e a pregare con le sue stesse parole: «Signore prendimi come sono, con i miei difetti, con le mie mancanze , ma fammi diventare ciò che vuoi che io sia.
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Video completo della Beatificazione di Papa Giovanni Paolo I