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Il padiglione bulgare alla 60a Biennale di Venezia: horror sottile, nostalgia e tensione

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Autore ospite
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Di Biserka Gramatikova

Il 20 aprile ha avuto luogo l'inaugurazione ufficiale del padiglione bulgaro alla Biennale di Venezia. “La memoria è ciò che ci tiene al sicuro”, ha affermato il ministro bulgaro della Cultura ad interim durante l’inaugurazione. Alla Biennale sul tema “Foreigners Everywhere”, la Bulgaria ha partecipato con l'installazione artistica “Neighbours”, che secondo i media stranieri è un must della 60a edizione della Biennale.

Il progetto “Neighbors” è un'installazione multimediale e interattiva – opera di Krasimira Butseva, Julian Shehiryan e Lilia Topuzova. L'opera è il risultato di 20 anni di ricerca e lavoro artistico da parte degli autori. Il curatore è Vasil Vladimirov. Il padiglione bulgaro ricrea un aspetto nascosto, intimo e alquanto solenne del passato socialista della Bulgaria. L'installazione ricrea tre stanze: una ricostruzione delle case dei bulgari repressi dalle autorità comuniste.

Nella prima sala i visitatori incontrano suoni e immagini dei campi di Bleene e Lovech. I materiali d'archivio sono testimonianze reali di ex prigionieri in questi campi. La seconda sala è dedicata alle persone che hanno imparato a parlare con la comunicazione non verbale e per le quali la comunicazione reale è un'astrazione. Nella terza stanza bianca c’è lo spazio delle “macchie bianche” nella coscienza – un ricordo del silenzioso, privato della memoria o della vita. La sensazione generale che l'installazione lascia allo spettatore è di sottile orrore, nostalgia e tensione.

Il curatore Vasil Vladimirov ha dichiarato alla pubblicazione “Stir World” di Nuova Delhi che questa è la storia di alcuni outsider non riconosciuti dalla società, le cui speranze per una presunta punizione, per la convalida della sofferenza vissuta, rimangono inascoltate.

La Biennale di Venezia è visitabile fino al 24 novembre. Già consegnati i Leoni d'Oro, premiati i padiglioni di Australia e Nuova Zelanda.

Krasimira Butseva insegna alla University of the Arts di Londra. Nella sua pratica creativa e di ricerca lavora con argomenti come la violenza politica, la memoria traumatica, la storia ufficiale e non ufficiale dell'Europa orientale. Come fotografa e artista ha preso parte a mostre collettive internazionali.

Lilia Topuzova è professore di storia all'Università di Toronto. Storico e regista che esplora nel suo lavoro le cicatrici della violenza politica e del silenzio come reazione protettiva contro il trauma. È autore e co-regista dei documentari The Mosquito Problem and Other Stories (2007) e Saturnia (2012).

Giuliano Shehiryan è un artista multimediale, ricercatore e scrittore che vive tra Sofia e New York. Shehiryan crea installazioni multimediali site-specific e spaziali che utilizzano spazi architettonici, oggetti e oggetti attraverso interventi artistici, video, suoni e tecnologie sperimentali. Nella sua pratica scientifica si occupa di storia della psicoterapia, dell'arte del dopoguerra e della storia transnazionale

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