Nel corso del recente incontro ecumenico di “Synaxis” in Romania, sul tema “Beati gli operatori di pace”, è stata approfondita la testimonianza di alcune figure. Ecco due testimoni stimolanti per la Chiesa di oggi, uno dall'Occidente, l'altro dall'Oriente.
di Martin Hoegger, suhoegger.org
Maurizio Bevilacqua, clarettiano e specialista in vita consacrata (Roma), riflette sul perdono e sulla pace alla luce del famoso “Cantico di frate Sole” di Francesco d'Assisi. Nota che è facile dare a questo testo un'interpretazione estetica o romantica, ma ciò non corrisponde all'intenzione di Francesco. Infatti, nel 1225, quando scrisse questo canto, Francesco era quasi cieco e malato, e morì l'anno successivo.
Occorre infatti evidenziare la centralità della ricerca spirituale di Francesco. Per lui è fondamentale l'esperienza della fraternità e della convivenza: in Cristo siamo tutti fratelli e sorelle, tutti uguali.
Verso la fine della sua vita soffrì molto per la mancanza di amore tra il governatore (il “podestato”) della città di Assisi e il vescovo. "È un vero peccato che nessuno stia cercando di ripristinare la pace e l'armonia tra loro", ha scritto. Fu allora, due mesi prima della sua morte, che aggiunse la strofa sul perdono:
“Sii lodato, mio Signore, per coloro che perdonano per amore tuo; attraverso coloro che sopportano la malattia e la prova. Beati coloro che perseverano in pace, perché da te, Altissimo, saranno incoronati”.
M. Bevilacqua dà un'interpretazione di questo versetto. Se Francesco ha lasciato il mondo è stato per essere fraterno verso tutti. Non poteva accettare che lo Stato e la Chiesa si odiassero a vicenda.
Francesco è convinto che la riconciliazione richieda soprattutto la capacità di perdonare. Ma non nasconde che il perdono può comportare tribolazioni. Il cammino del Vangelo non è mai stato garanzia di tranquillità e di successo umano.
Perché Francesco ha voluto introdurre in questo inno il tema del perdono? Percepire una profonda armonia tra la lode delle creature e la lode del perdono! Chiede una fraternità universale che non escluda nessuno e includa il creato.
Sorella Maddalena, dal Monastero di San Giovanni Battista (Essex, Inghilterra), ci ha introdotto alla spiritualità di San Silouane, monaco del Monte Athos, morto nel 1938, e che visse la beatitudine della pace insegnando e vivendo l'amore verso i nemici.
Santa Sofronia, discepola di Santa Silouane, ci ricorda che “chi predica veramente la pace di Cristo non deve mai perdere di vista il Golgota… Ecco perché la vera Chiesa che vive l’amore per i nemici sarà sempre perseguitata”.
È lo Spirito Santo che ci insegna ad amare i nostri nemici e a pregare per loro affinché siano salvati. Silouane pregava ogni notte. La sua preghiera principale era che tutti i popoli del mondo accogliessero lo Spirito Santo e fossero salvati. Si concentrò sull'essenziale: la salvezza.
Sapeva che anche in una comunità cristiana può esserci ostilità. Per avere la pace nell'anima dobbiamo abituarci ad amare la persona che ci ha offeso e a pregare subito per lei.
Da novizio, Silouane vide in visione Cristo, che gli insegnò ad amare i suoi nemici. Da allora in poi volle imitare Cristo, che pregò per coloro che lo avevano crocifisso.
Per Silouane l’amore dei nemici è il criterio per verificare la realtà e la profondità del nostro amore per Dio. Chi rifiuta di amare i suoi nemici non conoscerà il Signore.
L'amore per i nemici è anche un criterio ecclesiologico: la Chiesa perseguitata che prega per i suoi nemici è la vera Chiesa, non la Chiesa che organizza rivolte e perfino guerre contro i nemici della verità.
Silouane ci mostra che, qualunque sia la situazione esterna, la pace interiore si preserva se ci atteniamo alla volontà di Dio.
Tuttavia, la pace non è sempre possibile a causa della tendenza umana al dominio o alla vendetta. Ma chi crede nella Resurrezione non rinuncia mai al proprio lavoro per la pace.
Silouane vede un legame tra la pace, l'amore per i nemici e l'umiltà. “L’anima dell’uomo umile è come il mare; se si getta un sasso in mare, esso intorbida per un attimo la superficie delle acque, poi sprofonda negli abissi. Se perdiamo la pace, dobbiamo pentirci per ritrovarla.
Silouane propone una ricca teologia di “sinergia”: la grazia aumenta quando benediciamo coloro che ci maledicono, ma è anche consapevole che possiamo amare i nostri nemici solo attraverso la grazia dello Spirito Santo.
Sr. Maddalena conclude la sua ricca presentazione con questa preghiera di Silouane, che esprime molto bene la sua spiritualità:
“Signore, insegnaci mediante il tuo Santo Spirito ad amare i nostri nemici e a pregare per loro con le lacrime. Signore, effondi lo Spirito Santo sulla terra perché tutti i popoli ti conoscano e conoscano il tuo amore. Signore, come hai pregato per i tuoi nemici, così insegna anche a noi, mediante lo Spirito Santo, ad amare i nostri nemici”.
Per altri articoli su questo tema vedere: https://www.hoegger.org/article/blessed-are-the-peacemakers/
Illustrazione: Francesco d'Assisi e Silouane del Monte Athos.