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Tuesday, July 8, 2025
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Inquinamento atmosferico da riscaldamento e raffreddamento: è urgente aumentare l'uso di energia pulita

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I sistemi di riscaldamento e raffreddamento rimangono una delle principali fonti di inquinamento atmosferico in tutto il continente. Uno studio del JRC sottolinea l'urgente necessità di accelerare l'adozione di tecnologie più pulite, più efficienti e rinnovabili in questo settore.

L'inquinamento atmosferico rimane una sfida ambientale critica nell'UE, con il settore del riscaldamento e del raffreddamento che contribuisce in modo significativo al rilascio di inquinanti nocivi. Queste emissioni includono il 73% di particolato (PM2.5), il 33% di ossidi di azoto (NOx), il 2% di ammoniaca (NH3), il 18% di composti organici volatili non metanici (COVNM), il 61% di monossido di carbonio (CO) e il 49% di anidride solforosa (SO2), tutti fattori che comportano gravi rischi per la salute. Gli edifici e le nostre case sono una fonte fondamentale di questi inquinanti.

Dopo l' revisione della direttiva sulla qualità dell'aria ambiente, diversi Stati membri dovranno compiere sforzi supplementari per conformarsi agli obiettivi più rigorosi sulla qualità dell'aria entro il 2030, poiché l'UE ha allineato i propri standard più strettamente ai livelli guida sulla qualità dell'aria dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). 

In questa situazione, identificare correttamente i fattori che determinano l'inquinamento atmosferico è fondamentale per selezionare e raccomandare alternative più pulite alle pratiche attuali.

Nonostante un graduale passaggio a fonti energetiche meno inquinanti per il riscaldamento nell'UE, i dispositivi di combustione che emettono inquinanti continuano a dominare il mix energetico, rappresentando il 97% della produzione di calore nel 2022, secondo un Studio del CCR

Gli ultimi due decenni hanno visto progressi nella qualità e nell'efficienza del riscaldamento europeo. Mentre l'UE27 ha ridotto il suo consumo energetico finale lordo complessivo (GFEC) nel 2022 (ultimi dati disponibili al momento dello studio) del 9.5% rispetto al 2005, il consumo per riscaldamento e raffreddamento ha avuto prestazioni migliori, riducendosi del 16% nello stesso periodo. Ciò è dovuto in parte al minor fabbisogno energetico per il riscaldamento degli edifici e in parte ad apparecchi di riscaldamento più efficienti.

L'uso di pompe di calore, senza emissioni dirette di inquinanti, è aumentato di sei volte dal 2005, rappresentando attualmente il 3.7% del consumo energetico finale lordo. Mentre il settore del riscaldamento e del raffreddamento ha raggiunto una quota di energia rinnovabile del 25% nel 2022, le pompe di calore rappresentano ancora una porzione relativamente piccola, contribuendo solo al 15%. 

Le emissioni inquinanti da riscaldamento sono dominate dal settore residenziale (85% di PM2.5, 82% di NMVOC, 79% di ammoniaca e 76% di CO), il che dimostra la necessità di stabilire limiti di emissione inquinanti più severi per gli elettrodomestici venduti per l'uso in questo settore. L'analisi mostra che ciò è particolarmente rilevante per la biomassa per PM2.5 e per gas e biomassa per NOx.

Basandosi su ricerche precedenti sulla combustione su piccola scala e sugli sforzi in corso per migliorare le stime delle emissioni di inquinanti atmosferici nell' Database delle emissioni per la ricerca atmosferica globale (EDGAR), lo studio individua i fattori chiave che influenzano le emissioni: 

  • il tipo di combustibile utilizzato (ad esempio gas naturale, legna, olio, pellet o elettricità),
  • la tecnologia impiegata (come stufe, camini, caldaie o pompe di calore), 
  • l'efficienza complessiva di questi sistemi.

Piani nazionali per l'energia e il clima 

Lo studio ha analizzato anche entrambi Piani nazionali per l'energia e il clima (PNEC) del 2019 e bozza dei PNECP del 2023 che delineano come i paesi dell'UE intendono raggiungere i loro obiettivi energetici e climatici per il 2030. I risultati mostrano un aumento degli obiettivi per le energie rinnovabili. 

Ad esempio, la Svezia punta ad aumentare ulteriormente il suo contributo alle energie rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento rispetto a quanto indicato nel suo PNEC del 2019, raggiungendo una quota del 73% entro il 2030, mentre la Danimarca, che punta a una quota del 77%, mostra il maggiore incremento in punti percentuali (17 pp) confrontando le sue due proposte di PNEC.

Tuttavia, 12 Stati membri non sono ancora in grado di soddisfare i nuovi requisiti dell'UE e molti paesi prevedono ancora quote di energie rinnovabili al 2030 al di sotto dei livelli attesi. La Commissione ha pubblicato raccomandazioni sulla bozza dei PNEC aggiornati, incluso, ove pertinente, sulla necessità di aumentare l'ambizione per le energie rinnovabili. Gli Stati membri stanno ora ultimando i loro PNEC, tenendo conto delle raccomandazioni della Commissione.

Secondo le bozze del PNEC del 22, l'uso delle pompe di calore dovrebbe aumentare del 2030% entro il 2023, mentre le proiezioni relative al riscaldamento tramite biomassa sono aumentate solo di poco, con alcuni Paesi che hanno ridotto gli obiettivi a causa di preoccupazioni per la qualità dell'aria.

Questi risultati evidenziano la sfida complessa e multiforme che l'UE deve affrontare per bilanciare il fabbisogno energetico con gli obiettivi di qualità dell'aria e di decarbonizzazione. 

Infatti, nonostante i progressi compiuti nell'adozione delle energie rinnovabili e nell'efficienza energetica, il continuo ricorso ai combustibili fossili e alla biomassa nei sistemi di riscaldamento comporta rischi costanti per la qualità dell'aria.

Contesto e rilevanza politica

L'UE ha adottato una strategia globale per combattere l'inquinamento atmosferico, che combina misure normative, iniziative strategiche e una forte attenzione alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica. 

Il quadro energetico aggiornato dell'UE, riflesso nelle recenti revisioni del Direttiva sulle energie rinnovabili, l' Direttiva sull'efficienza energetica e le Efficienza energetica nella direttiva sull'edilizia, insieme con il Legge sull'industria netta zero, fornisce un forte segnale politico a sostegno di soluzioni di riscaldamento pulite. Promuove l'adozione di teleriscaldamento e pompe di calore efficienti, tracciando al contempo la strada per la graduale eliminazione delle caldaie a combustibile fossile.

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