Di Vatican News
Salutando sabato in Vaticano una delegazione dell'Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, nella regione Emilia-Romagna del Nord Italia, il Papa ha detto loro che la poesia di Dante Alighieri è attuale tanto quanto lo era 700 anni fa.
La risonanza di Dante
Ha detto che questo "esponente straordinario di un'età d'oro della civiltà europea" ha la capacità di risuonare con le persone. “Gli adolescenti, per esempio... se hanno la possibilità di avvicinarsi alla poesia dantesca in un modo a loro accessibile, trovano inevitabilmente, da un lato, tutta la distanza tra l'autore e il suo mondo; eppure, dall'altro, avvertono una sorprendente risonanza”.
Papa Francesco ha spiegato che “questo accade soprattutto laddove il fascino del vero, del bello e del buono, in definitiva il fascino di Dio fa sentire la sua potente attrazione”.
Esilio e ispirazione
Il Papa ha osservato che “Ravenna, per Dante, è la città dell'“ultimo rifugio”. Il poeta vi trascorse i restanti anni e completò la sua opera la Divina Commedia, che comprendeva la parte finale chiamata Paradiso.
Papa Francesco ha ricordato il periodo di esilio di Dante – risultato di essere dalla parte dei perdenti di una battaglia – che ha detto “ha segnato così la sua esistenza e ha ispirato anche la sua scrittura”.
Il poeta Mario Luzi, ha detto il Papa, «ha messo in evidenza il valore dello sconvolgimento e della superiore scoperta che l'esperienza dell'esilio ha riservato a Dante. Questo ci fa pensare subito alla Bibbia, all'esilio del popolo d'Israele a Babilonia”.
Allo stesso modo, per Dante, ha sottolineato, "l'esilio è stato così significativo da diventare una chiave per interpretare non solo la sua vita, ma il 'viaggio' di ogni uomo e donna nella storia e non solo".
Invito alla speranza
La morte di Dante a Ravenna avvenne lo stesso giorno della festa dell'Esaltazione della Santa Croce.
Papa Francesco ha osservato che, nel 1965, in occasione del settimo centenario della nascita di Dante, San Paolo VI ha donato a Ravenna una croce d'oro per la sua tomba.
“Quella stessa croce, in occasione di questo centenario”, ha proseguito, “risplenderà di nuovo nel luogo che custodisce le spoglie mortali del Poeta. Sia un invito alla speranza, quella speranza di cui Dante è profeta».
Papa Francesco ha espresso l'auspicio che le celebrazioni per il settimo centenario della morte del “sommo Poeta”, “ci stimolino a rivisitare la sua opera [La Divina Commedia] affinché, consapevoli della nostra condizione di esule, ci permettiamo di essere motivati a quel cammino di conversione”.
“Dante, infatti, ci invita ancora una volta a riscoprire il senso perduto o offuscato del nostro cammino umano”, ha affermato.
In conclusione, il Papa si è ispirato all'invito di San Paolo VI «ad arricchirci dell'esperienza dantesca per attraversare i tanti boschi oscuri della nostra terra e compiere felicemente il nostro pellegrinaggio attraverso la storia, per raggiungere la meta sognata e desiderata da ogni uomo: 'l'amore che muove il sole e le altre stelle.'”
